Festareggio 25 agosto 2011

Sul palco di una gremitissima sala dibattiti di Festa Reggio, Bersani e il giornalista Mannoni del Tg3 hanno dato vita ad un vero e proprio “duetto” che ha suscitato a tratti vere e proprie “standing ovation”.

Ecco una sintesi dell’“alfabeto” bersaniano.

Alfano: “Forse ho detto una battuta un po’ greve, quando dissi che era il segretario di Berlusconi, ma, letto lo statuto del Pdl, la situazione non era poi così lontana dal vero. Nei partiti ci vuole pluralismo, se sono riconosciuti dalla Costituzione vuole dire che hanno un interesse pubblico, ed occorre quindi ripartire da un’idea di democrazia”.

Berlusconi: “E’ attaccato alla poltrona come una cozza allo scoglio e ci mette nei guai. E’ un impedimento: lo scrivono anche i giornali internazionali. Ma cosa facciamo? Per dirla con una battuta, ci vorrebbe un ordine del giorno Grandi per mandarlo via. Ma qui non c’è neanche il gran Consiglio”.

Crisi: “La manovra di bilancio del governo comporta, nel corso di tre anni, 50-55 miliardi di abbassamento di spesa, quando il pareggio di bilancio sarebbe ad un calo di 40 miliardi. Perché hanno scritto quella cifra? Temono che quello che hanno proposto comporti il calo del Pil? La manovra non è ancora chiara nei suoi dettagli. Il fatto chiaro è che pagano sempre i soliti: i ceti medi che pagano l’Irpef ed i cittadini che devono accedere ai servizi. Timidamente iniziano a parlare di tracciabilità dei pagamenti e di tassazione delle rendite finanziarie. Sarebbe importante riuscire a fare la deducibilità delle spese per la manutenzione e la gestione della casa, l’imposta sui grandi patrimoni immobiliari e fare pagare l’una tantum sui grandi capitali scudati. Non mi si venga a dire che è anticostituzionale perché è stato fatto un patto con chi ha usufruito del condono per i capitali all’estero, ed allora, quando propongono di andare attorno alle pensioni, non è modificare un patto?”.

Diete: “Lei dice che Berlusconi è dimagrito quattro chili in dieci giorni per andare in tivù? Allora noi ci mandiamo Fassino, scateniamo l’arma finale”.

Futuro (di Bersani): “Quello che sto facendo adesso è un mestiere piuttosto faticoso, che dà grandissime soddisfazioni. Però è un mestiere che si fa pro tempore. Quando smetterò, so già cosa farò, ma non lo dico. Non farò l’amministratore, perché l’ho già fatto per tanti anni, e non andrò in Africa…”

Inchieste giudiziarie: “L’inchiesta che ha visto coinvolto Penati è un fulmine a ciel sereno. Ed ecco in cosa sta la nostra diversità: non è di tipo genetico, ma è il diverso atteggiamento rispetto al centro destra di fronte a questo tipo di vicende. Innanzitutto, il rispetto per la magistratura, che deve fare il proprio mestiere sino in fondo. Poi, il fatto che davanti alla legge tutti debbono essere trattati allo stesso modo, e non ci sono differenze di status tra il l’extracomunitario ed il deputato. Infine, pur nella presunzione di innocenza, chi è indagato deve fare un passo indietro, e Penati l’ha fatto”.

Lavoro e sindacati: “A fronte dei movimenti, quello delle donne, quello referendario, come partito ci siamo mossi, abbiamo dato una mano, ma ci siamo messi sotto il palco arrotolando le nostre bandiere. Sarebbe singolare se, dopo tutto quello che il Pd ha detto contro la manovra del governo, ci stupissimo di iniziative di sciopero o di assemblee sul tema. Come esponenti del Partito, saremo in tutte le iniziative che chiedano una manovra di equità e crescita. Il lavoro deve essere un presidio forte, e tutte le volte in cui questo presidio viene indebolito siamo tutti in difficoltà, mentre tutte le volte che c’è convergenza tra le forze sociali, suoniamo le campane a festa. E la Cgil, può anche non piacere, è il più grande sindacato italiano”.

Metafore: “Chi fa politica, deve sforzarsi di farsi capire da tutti e non solo da alcuni. Le citazioni non mi piacciono tanto, invece le metafore penso rappresentino un meccanismo che aiuti a spiegare meglio un concetto complesso”.