FESTAREGGIO, Tenda Tricolore 23 agosto 2011

Una cultura diffusa della legalità come presupposto per ottenere una vera giustizia sostanziale, e la necessità di una giustizia certa, capace di creare un sistema di diritti e doveri condivisi e rispettati dai cittadini. E’ questo il senso del dibattito “Legalità e giustizia, due facce della stessa medaglia”, che si è tenuto martedì 23 agosto presso la Tenda Tricolore di Festareggio e ha visto protagonisti Sandro Favi, il coordinatore del Forum Giustizia del PD, Maino Marchi, deputato del gruppo PD alla Camera e membro della Commissione antimafia e Roberta Mori, consigliera regionale del PD. Gli ospiti sono stati intervistati dal giornalista Paolo Pergolizzi, direttore di Reggionline, mentre l’introduzione è stata affidata a Silvia Piccinini, Presidente dell’Assemblea Provinciale del PD.

Tanti i temi trattati nel dibattito, a partire dalla drammatica situazione delle carceri in Italia, che vedono da tempo condizioni di sovraffollamento e dunque disagio, non soltanto per i detenuti, bensì anche per gli operatori. “In Italia c’è anche un problema culturale. – ha detto Favi – E’ un errore pensare che soltanto riempiendo le carceri, anche senza programmi di reinserimento e risocializzazione, si possa dare più sicurezza ai cittadini. Dobbiamo insistere di più su pene alternative alla detenzione”. Anche perché, come ricorda Favi, la detenzione ha un costo alto per lo Stato: in media 110-120€ al giorno per detenuto, a fronte di 68000 reclusi.

Dal fronte governativo non sembrano arrivare risposte convincenti sull’emergenza carceri, né sugli altri temi caldi della giustizia sollevati dal PD che sono parte integrante della Manovra alternativa che il partito sta promuovendo. In particolare, i Democratici chiedono norme contro il falso in bilancio, l’autoriciclaggio e il caporalato, e interventi sul sistema della giustizia che garantiscano efficienza e soddisfazione dei diritti dei cittadini. “E non soltanto le esigenze personali del Presidente del Consiglio”, sottolinea Favi.

Maino Marchi ha sottolineato la necessità di ampliare gli strumenti per il contrasto alla criminalità organizzata di stampo mafioso, che prolifera dove l’illegalità è diffusa, dove c’è evasione e dove c’è lavoro nero. Per questo è importante un’attività intensa, di contrasto, portata avanti in primis dalle istituzioni, ma di cui tutta la società sia protagonista. “Non mi preoccupa il dibattito – ha detto Marchi – mi preoccupa di più quando di mafia non si parla, ma si sa che esiste.”

E se la nostra Regione non è terra di mafia ma “terra di appetiti mafiosi”, come ha ricordato la consigliera Roberta Mori, è in questo senso che bisogna leggere l’intensa attività legislativa della Regione Emilia-Romagna che in questi mesi ha promosso leggi e progetti per la cittadinanza responsabile e la promozione della legalità. “La società non può fondarsi su regole non rispettate – ha ricordato Mori – perché questo non solo crea illegalità, ma impedisce lo sviluppo e mina la credibilità delle istituzioni.”