Festareggio 26 agosto 2011
“Quanto costa ad ogni singolo italiano la volontà di Berlusconi di rimanere al governo a qualsiasi condizione? La verità è che la maggioranza non c’è più, ma il Presidente del Consiglio è ancora lì ed il conto lo pagano gli italiani”. Strappa gli applausi Dario Franceschini intervistato da Claudio Sardo, neo-direttore de l’Unità.
“Non possiamo certo dire che la manovra non sia necessaria. Quello che come partito non possiamo accettare è che le proposte della maggioranza praticamente cambiano di ora in ora: ci si potrebbero fare dieci decreti. Siamo il paese al mondo che, negli ultimi anni, è cresciuto meno persino di Haiti”, commenta amaramente Franceschini. Che aggiunge: “Manca completamente un disegno strutturale: l’unica certezza è che saranno sempre i soliti a pagare: i lavoratori dipendenti, chi lavora nella pubblica amministrazione, i pensionati, gli enti locali”.
Per il capogruppo democratico a Montecitorio, una delle vie di uscita per combattere l’evasione fiscale può essere rappresentata dalla tracciabilità dei pagamenti a partire da piccoli importi: “Pagare tutto con carta di credito o bancomat ed eliminare il contante è uno strumento efficace contro l’evasione. Allo stesso modo, ci sono circa 100mila persone che con lo scudo fiscale hanno fatto rientrare capitali in Italia dietro garanzia di anonimato, con il pagamento del solo 5% e senza alcuna conseguenza penale. Non è giusto e morale chiedere a loro, in questo momento di crisi, di pagare di più di quanto abbiano versato con il condono?”.
Inevitabile un accenno ai costi della politica: “In un paese in cui le famiglie sono in difficoltà, dà fastidio scoprire privilegi che sono considerati intollerabili. Dal 2001 sono state tolte molte prerogative che i parlamentari avevano: non è sufficiente e bisogna fare di più. Il problema non è sapere quante risorse in più porti la riduzione di deputati o senatori, ma sapere che, se si vuole essere credibili nel chiedere sacrifici ai cittadini, occorre dare il buon esempio”.
Il capogruppo Pd alla Camera stuzzica l’orgoglio della platea: “Non è un caso che siano i giornali della destra a battere sul tasto dell’antipolitica, per dire che tutti sono uguali. Noi non siamo uguali a Milanese o a Cosentino. Rispetto a quello che è uscito in questi mesi, Tangentopoli sembra roba da educande. C’è il rischio che, così come Berlusconi cavalcò Tangentopoli, qualcun altro cavalchi una proposta populista. Magari che venga da persone che stavano al largo, su qualche yacht”.
Sicuramente, a detta di Franceschini, “una legge elettorale come l’attuale ha favorito la situazione. Ed ecco la necessità di cambiarla”. Meglio con un’iniziativa parlamentare, ed in tal senso esistono proposte di legge dei democratici di cui è stata proposta la calendarizzazione, ma, se nel frattempo sarà portato avanti il referendum, “non potremo che sostenerlo”.
Per finire, cosa succederà in autunno? “Potrebbe anche esserci un governo di centrodestra senza Berlusconi. Ma sarebbe meglio un governo di larghe intese per portare avanti tre punti: legge elettorale, riforma costituzionale con la riduzione del numero dei parlamentari e uscita dalla crisi economica”.
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