Un importante strumento a servizio del protagonismo femminile, contro ogni discriminazione.

(Bologna, 13 luglio 2011) Ieri l’Assemblea legislativa ha approvato il progetto di legge istitutivo della Commissione regionale “per la promozione di condizioni di piena parità tra donne e uomini”, organo previsto dallo Statuto e chiamato a valutare l’effettiva attuazione dei principi antidiscriminatori, di uguaglianza e pari opportunità nell’ambito di tutti i provvedimenti della Regione.

La nuova Commissione sarà composta e funzionerà con le stesse modalità e procedure delle altre commissioni permanenti e non comporterà alcun aggravio di costi rispetto al budget già programmato.

Come ho avuto modo di dire nella mia relazione in Aula, grazie al bel lavoro svolto nella Commissione Statuto e Regolamento con il contributo di tutti, siamo riusciti a portare a sintesi le proposte di istituzioni, associazioni femminili, mondo del lavoro e istituire un organo che rafforza gli strumenti anti-discriminatori e per la parità di genere in Emilia-Romagna.

La Commissione terrà un dialogo permanente con i territori e le rappresentanze e avrà gli stessi poteri delle altre commissioni dell’Assemblea e in questo senso costituisce un unicum nel panorama delle Regioni italiane, in piena sintonia con quel rinnovato protagonismo femminile che si sta esprimendo con forza in tutto il Paese.

Insomma, uno strumento istituzionale innovativo, che attraverso la tutela delle libertà femminili contribuirà ad abbattere ogni tentativo di discriminazione sociale, civile ed economica verso le persone. Leggi la Relazione in Aula al progetto di legge.Gentili Colleghi e Colleghe, non credo possa sfuggire ad alcuno di noi l’importanza del passaggio che stiamo condividendo in quest’aula oggi. Non solo perché con l’approvazione della proposta di legge istitutiva della “Commissione regionale per la promozione di condizioni di piena parità tra donne e uomini” andiamo a dare piena attuazione al dettato statutario della nostra Regione, ma anche perché ciò avviene con un tempismo che io oserei definire “empatico” col sentire dell’intero Paese.

Si, perché l’attualità ci rimanda dal 13 febbraio in poi la forte eco di una nuova consapevolezza emergente d’impronta femminile, che in modo coeso e unitario vuole contribuire a restituire forza e protagonismo all’Italia.

L’essere, dunque, qui oggi ad approvare uno strumento che potenzierà in modo significativo l’attenzione e l’investimento della nostra Regione sulle politiche di genere ed antidiscriminatorie, credo sia testimonianza di modernità e di sintonia con i bisogni diffusi. Ciò che la politica e le istituzioni dovrebbero sempre perseguire con tenacia.

In particolare nel tempo presente così condizionato dalla morsa della crisi.

I processi di sviluppo, infatti, non sono fenomeni neutri dal punto di vista del genere ed esistono oramai interessanti evidenze, sia teoriche che empiriche, di una forte correlazione tra sviluppo locale e pari opportunità di genere.

Numerosi, infatti, sono gli studi che hanno sottolineato una forte interdipendenza tra crescita economica e presenza femminile nel mercato del lavoro, così come diversi sono anche gli studi che hanno, invece, sottolineato le inefficienze presenti in contesti caratterizzati da situazioni di discriminazione ed emarginazione che impediscono un miglior utilizzo di risorse per rilanciare la competitività attraverso il ricorso a competenze non solo maschili, ma anche femminili.

Tale ipotesi non si fonda evidentemente su un principio etico (che pure ha la sua rilevanza) ma su evidenze di natura socio-economica. I Paesi con i tassi di crescita più elevati ed i maggiori livelli del reddito pro-capite sono anche quelli che presentano i maggiori livelli di partecipazione e occupazione femminile, di cui la Regione Emilia-Romagna rappresenta un fulgido esempio a livello europeo.

Quando cresce l’occupazione femminile, per esempio, crescono i redditi familiari con un impatto positivo sulla domanda aggregata e sulle entrate fiscali. Il sostegno alla partecipazione delle donne alla vita attiva è allora una forma di investimento sulla risorsa femminile, che ha ricadute per la società nel suo complesso come fattore di produttività.

Il ruolo produttivo e riproduttivo (in forza del principio di tutela sociale della maternità) della donna nella società deve essere messo al centro delle politiche di una comunità lungimirante e le politiche di sviluppo, così come quelle di pari opportunità, hanno maggiore probabilità di rispondere alla domanda di intervento quanto più sono progettate e implementate “vicino” alla popolazione che ne esprime il bisogno.

Questa dimensione agevola, infatti, quel processo di integrazione delle politiche che caratterizza l’essenza del mainstreaming di genere e le azioni positive, ovvero il duplice approccio adottato dall’Unione Europea.

Queste brevi considerazioni, dunque, per sottolineare l’importanza del rafforzamento della visione duale del mondo, non solo per conseguire l’uguaglianza sostanziale tra i generi sancita dall’art. 51 della nostra Carta Costituzionale, ma anche per contribuire allo sviluppo socio-economico del Paese ed in particolare della nostra Regione, che può già vantare politiche praticate ed obiettivi raggiunti in questo campo tra i più avanzati in Europa.

Tutto ciò nel solco di un’evoluzione ancora in fieri del sistema normativo italiano, che ha come tratto distintivo il permanere di uno scarto oggettivo tra il corpus normativo in materia di pari opportunità e la reale situazione femminile in Italia, che si assesta al 74mo posto del Gender Gap Report 2010 dopo la Repubblica Dominicana e prima del Gambia.

Ebbene, questa Commissione avrà il compito di avvicinare sempre più e sempre meglio le condizioni materiali di vita delle donne dell’Emilia-Romagna a standard di comunità avanzata e progredita e – perché no – di essere un esempio trainante per altre esperienze, dal momento che l’impianto e le caratteristiche dell’istituenda Commissione si profila come un unicum nel panorama delle Regioni italiane.

L’occasione di oggi è preziosa anche per poter rendere conto all’intera assemblea legislativa del metodo e del percorso che hanno portato fino alla discussione odierna, perché credo non sia ininfluente rispetto all’esito e rispetto ad un modus molto partecipato di agire, pensare e condividere di cui devo ringraziare i Colleghi della Commissione Statuto ed il Presidente Favia per la collaborazione e l’attenzione con cui mi hanno accompagnato fin qui, nonché in particolare (e mi scuseranno gli altri Colleghi) le Colleghe Consigliere per il contributo di saperi e valori con cui hanno arricchito i contenuti di questa proposta.

Preliminarmente all’avvio del percorso si è approvato in sede di Commissione Statuto il cronoprogramma delle iniziative di approfondimento (rispettato al millesimo), al fine di meglio inquadrare le politiche di genere ed antidiscriminatorie attraverso interlocutori qualificati quali l’assessora Donatella Bortolazzi, che ringrazio, le consigliere di parità regionale e provinciali, la responsabile dell’ufficio della Regione a Bruxelles dott. Lorenza Badiello, una economista, la Prof.ssa Antonella Picchio dell’Università di Modena e Reggio ed una costituzionalista, la Prof.ssa Diletta Tega, dell’Università di Bologna.

L’inizio di questo percorso è stato anticipato dall’invio di una comunicazione a tutti i delegati alle pari opportunità della Regione Emilia-Romagna per informarli e per invitarli a coinvolgere tutte le realtà che sul proprio territorio esprimessero interesse o lavorassero su questi temi ed in questo ambito. Tutti i verbali di Commissione ed il materiale elaborato, compreso l’esito dell’udienza conoscitiva, sono stati trasmessi al ricco indirizzario che consideriamo già il network dello start up di questa esperienza da valorizzare nel prosieguo.

Nel merito della legge e quindi delle caratteristiche proprie della Commissione, è utile premettere che il testo approvato all’unanimità dalla Commissione Statuto è il frutto della sintesi, speriamo la migliore possibile, dei contributi e delle proposte raccolte nel corso dell’iter legislativo, in particolare durante l’udienza conoscitiva, che ha visto l’espressione di molteplici contributi di diversi livelli di rappresentanza sia associativa che istituzionale.

L’innovatività e l’incisività di questa proposta di legge, sottoscritta da tutti i capigruppo e licenziata all’unanimità dalla Commissione Statuto, si ritrovano in diversi passaggi dell’articolato.

In particolare:

Nelle finalità. All’art. 1 si sottolinea con forza l’obiettivo costitutivo della commissione, legittimamente ispirato dall’Unione Europea, dalla Carta Costituzionale e dallo Statuto regionale, ovvero “la promozione di piena parità tra donne e uomini”. Ciò nella consapevolezza che la vera sfida sarà quella di fare di questa finalità un cuneo, una testa di ponte per “la rimozione di ogni forma di disuguaglianza pregiudizievole, nonché di discriminazione diretta o indiretta nei confronti delle persone, come da dettato della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea (Nizza, 7 dicembre 2000). Nell’art. 21 della Carta sono riprese e precisate le discriminazioni in tema di parità di trattamento, le quali segnano realmente il passo per una effettiva tutela delle posizioni soggettive, allargando il ventaglio del divieto di discriminazione non solo per motivi classicamente previsti (sesso,razza, religione, etnia), ma anche per motivi diversi quali le convinzioni personali, handicap, età, tendenze sessuali ovvero i moderni diritti di cittadinanza.

Nella composizione e nel funzionamento della Commissione. All’art. 3 si legge che “La Commissione si compone ed opera con le stesse modalità, procedure, durata e criteri di rappresentanza previsti dallo Statuto e dal regolamento per le commissioni permanenti”. Ciò a significare che la questione della parità non è una mera questione di genere delegata alle donne, bensì una tematica strategica pienamente assunta da tutti i consiglieri che vi contribuiranno parimenti alle altre commissioni, declinandola trasversalmente con i temi del lavoro e dell’economia, della democrazia paritaria e della rappresentanza, della cultura e dell’informazione, del welfare e della sanità, e di tanto altro ancora.

Nel linguaggio. Più che in altri ambiti la condivisione di un registro linguistico aggiornato, colorato, esplicito, denso ci ha aiutato a focalizzare un punto di vista attuale, scevro da espressioni ridondanti o da parole vuote. Ogni capoverso, ogni concetto, ogni sospensione è il tentativo di un incontro tra ieri e oggi ed un rilancio fiducioso verso il domani.

Nelle modalità. A chi ha espresso perplessità sulla capacità di una Commissione composta da soli Consiglieri regionali ad assolvere appieno alla funzione di catalizzare stimoli e bisogni diffusi sul territorio, di promuovere anche dal punto di vista culturale una rete di collegamento, di valorizzare le molteplici esperienze maturate da parte di tante realtà in materia di contrasto alla violenza contro le donne, di promuovere i talenti delle donne, rispondiamo che ci siamo impegnati fin dalle prime sedute ad individuare modalità di coordinamento e partecipazione (con forum annuali, audizioni, consulta regionale delle elette, ecc.). Vogliamo rendere questa Commissione realmente aperta e partecipata.

Cari Colleghi e Carissime Colleghe, non voglio sembrarvi eccessiva ma oggi stiamo facendo un pezzo di storia della nostra Regione, in un momento in cui si richiede alla politica ed alle istituzioni coraggio e volontà.

Ci sono tante aspettative nei nostri confronti e nei confronti di questa Commissione.

So che non le deluderemo. E per la prima volta forse riusciremo a declinare la realtà non partendo dal maschile e neppure dal femminile … semplicemente “insieme”.

Grazie.