(17 giugno 2011) Sono dati importanti quelli che emergono dal Bilancio Sociale consuntivo 2010 che il comitato ARCI di Reggio Emilia ha presentato ieri al circolo Bismantova Catellani.

Con i suoi 68mila e 824 soci (+ 2.926 rispetto al 2008), il nostro comitato si conferma il secondo in Italia, dopo quello di Milano. 2.934 i volontari e i dirigenti impegnati ogni giorno nella realizzazione di iniziative e progetti di promozione culturale e sociale; 1 milione 922mila euro sono le entrate complessive derivanti dalle quote sociali e dalle attività programmate dal comitato territoriale, mentre 1 milione 908.402 euro sono stati impiegati per realizzarle.

Gli interventi del presidente provinciale Federico A. Amico, di quello regionale Paolo Marcolini, del sindaco Graziano Delrio, dell’assessore provinciale Ilenia Malavasi, hanno rappresentato la forza dell’associazione, vero e proprio motore della coesione sociale del territorio e riferimento per i cittadini. Anch’io, nel mio contributo, ho cercato di valorizzare questa realtà così importante, che ha nel suo statuto un obiettivo originale e giustamente ambizioso: il diritto alla felicità!

Di seguito, l’intervento della consigliera Mori.

Reggio Emilia, 16 giugno 2011

“Grazie dell’invito a questo evento associativo che è la presentazione del Bilancio sociale 2010, già di per sé un passaggio importante e significativo della filosofia che muove l’ARCI e degli obiettivi profondi dell’agire quotidiano.

Il Bilancio Sociale infatti rappresenta la certificazione di un profilo etico, l’elemento che legittima il ruolo di un soggetto, non solo in termini strutturali ma soprattutto morali, agli occhi della comunità di riferimento, un momento per enfatizzare il proprio legame con il territorio, un’occasione per affermare il concetto di valore aggiunto delle proprie attività come contributo al miglioramento della qualità della vita dei membri della società in cui questa organizzazione è inserita.

Ciò che voi oggi mettete in atto è il rinnovo di un rapporto di fiducia e di affidabilità/affidamento con il territorio, le istituzioni ed i cittadini tutti, attraverso una rendicontazione trasparente, non solo ragionieristica, di ciò che siete e che fate.

Ciò che emerge dai dati è una grande articolazione, diffusione e penetrazione delle attività nel contesto socio-culturale, con una rete di relazioni, collaborazioni e partnership che rendono più forte e coeso tutto il sistema, non solo la cerchia degli iscritti o attivisti.

Credo, però, che per capire davvero l’essenza di un’associazione, sia fondamentale esaminare lo Statuto, ovvero quell’atto fondativo che esplicita la natura di un soggetto e che si ispira ai valori della nostra Carta Costituzionale ma, ancora di più, ha un’ambizione (che io ho trovato straordinaria ed originale al contempo): promuovere il benessere delle persone ed il diritto alla felicità. Trovo straordinario, ripeto, inteso come fuori dall’ordinario, darsi questo obiettivo ovvero occuparsi della vita delle persone e del loro benessere, comprendendo quanto esse siano l’elemento primario di qualità dell’oggi.

In un’audizione in Commissione regionale Statuto ieri pomeriggio, con la Prof. Antonella Picchio (economista dell’Università di Modena e Reggio), si è trattato dell’importanza per il PIL mondiale, ma soprattutto per le società evolute, del “lavoro non pagato” o di quel “lavoro non produttivo” in senso stretto, ovvero di quel motore, di quella mobilitazione silenziosa e forte che muove le persone a sostegno di altre per renderci migliori come individui e come collettività. Mobilitazione che coinvolge aspetti cruciali dell’essere quali la creatività, la socialità, la cultura, la solidarietà…il sapere come bene comune (bene comune che dopo i referendum ci è ancora più chiaro come significato).

A ciò si aggiunge l’elevato numero di volontari coinvolti nelle attività dei Circoli ARCI e questo rende ancora più preziosa l’attività di formazione sociale connessa all’attività associativa. Volontariato come elemento qualificante del territorio emiliano-romagnolo, con quasi 3.000 associazioni nel 2011, Anno europeo del volontariato. Valorizzare il volontariato significa riconoscere il ruolo che svolge nel promuovere una cittadinanza attiva, consapevole e responsabile, nell’essere promotore del principio di reciprocità e come tale attivo costruttore di una società più umana, coesa e solidale.

Riconoscere il valore della promozione culturale e sociale, nonché dell’associazionismo, significa anche mettere mano ad una semplificazione amministrativa che consenta davvero serietà d’approccio, ma anche sostenibilità di gestione. Oggi il quadro normativo è complesso, intricato e non agevole e ciò lascia spazio a strumentalizzazioni di tutti i tipi, soprattutto con un governo che assume quale sommo elemento di regolazione solo il mercato. Credo che potremo arrivare ad una semplificazione normativa soltanto se ci saremo chiariti su quale modello di società vogliamo. La Regione Emilia-Romagna farà la sua parte.

Ebbene, di tutto questo si occupa l’ARCI e di molto di più.

Oggi occuparsi di promozione culturale è assai arduo a tutti i livelli. Le risorse calano e si perde di vista l’importanza di investire nei beni immateriali, come la cultura appunto. INVESTIRE nella CULTURA è investire nella conoscenza e nel sapere come forma di emancipazione, di maturità, di consapevolezza per raggiungere un’armonia valoriale, un equilibrio nella crescita anche interiore dell’individuo e nel più complessivo sviluppo comunitario.

Ritengo dunque che sia importante sottolineare e rilanciare queste peculiari caratteristiche, che i numeri ci dicono coinvolgere tantissime persone in particolare giovani, per evitare che il momento di crisi economica che stiamo vivendo penalizzi e mortifichi la cultura e veda le associazioni come meri soggetti “concorrenti” nel mercato per le attività che svolgono. Le attività sono uno strumento, un mezzo per raggiungere i fini associativi, non il fine ultimo. Una forte regia pubblica deve tenere insieme il profitto e la circolarità delle risorse umane e valoriali, attraverso la partecipazione spontanea e organizzata di tanti soggetti.

La Regione Emilia-Romagna ritiene preziosa l’assunzione di una condivisione larga di responsabilità verso le condizioni del vivere di chi ci è accanto, perché solo una società dove gli individui sanno prendersi cura gli uni degli altri è una società che può ambire davvero alla “felicità”.

Roberta Mori”

Reggio Emilia, 16 giugno 2011

“Grazie dell’invito a questo evento associativo che è la presentazione del Bilancio sociale 2010, già di per sé un passaggio importante e significativo della filosofia che muove l’ARCI e degli obiettivi profondi dell’agire quotidiano.

Il Bilancio Sociale infatti rappresenta la certificazione di un profilo etico, l’elemento che legittima il ruolo di un soggetto, non solo in termini strutturali ma soprattutto morali, agli occhi della comunità di riferimento, un momento per enfatizzare il proprio legame con il territorio, un’occasione per affermare il concetto di valore aggiunto delle proprie attività come contributo al miglioramento della qualità della vita dei membri della società in cui questa organizzazione è inserita.

Ciò che voi oggi mettete in atto è il rinnovo di un rapporto di fiducia e di affidabilità/affidamento con il territorio, le istituzioni ed i cittadini tutti, attraverso una rendicontazione trasparente, non solo ragionieristica, di ciò che siete e che fate.

Ciò che emerge dai dati è una grande articolazione, diffusione e penetrazione delle attività nel contesto socio-culturale, con una rete di relazioni, collaborazioni e partnership che rendono più forte e coeso tutto il sistema, non solo la cerchia degli iscritti o attivisti.

Credo, però, che per capire davvero l’essenza di un’associazione, sia fondamentale esaminare lo Statuto, ovvero quell’atto fondativo che esplicita la natura di un soggetto e che si ispira ai valori della nostra Carta Costituzionale ma, ancora di più, ha un’ambizione (che io ho trovato straordinaria ed originale al contempo): promuovere il benessere delle persone ed il diritto alla felicità. Trovo straordinario, ripeto, inteso come fuori dall’ordinario, darsi questo obiettivo ovvero occuparsi della vita delle persone e del loro benessere, comprendendo quanto esse siano l’elemento primario di qualità dell’oggi.

In un’audizione in Commissione regionale Statuto ieri pomeriggio, con la Prof. Antonella Picchio (economista dell’Università di Modena e Reggio), si è trattato dell’importanza per il PIL mondiale, ma soprattutto per le società evolute, del “lavoro non pagato” o di quel “lavoro non produttivo” in senso stretto, ovvero di quel motore, di quella mobilitazione silenziosa e forte che muove le persone a sostegno di altre per renderci migliori come individui e come collettività. Mobilitazione che coinvolge aspetti cruciali dell’essere quali la creatività, la socialità, la cultura, la solidarietà…il sapere come bene comune (bene comune che dopo i referendum ci è ancora più chiaro come significato).

A ciò si aggiunge l’elevato numero di volontari coinvolti nelle attività dei Circoli ARCI e questo rende ancora più preziosa l’attività di formazione sociale connessa all’attività associativa. Volontariato come elemento qualificante del territorio emiliano-romagnolo, con quasi 3.000 associazioni nel 2011, Anno europeo del volontariato. Valorizzare il volontariato significa riconoscere il ruolo che svolge nel promuovere una cittadinanza attiva, consapevole e responsabile, nell’essere promotore del principio di reciprocità e come tale attivo costruttore di una società più umana, coesa e solidale.

Riconoscere il valore della promozione culturale e sociale, nonché dell’associazionismo, significa anche mettere mano ad una semplificazione amministrativa che consenta davvero serietà d’approccio, ma anche sostenibilità di gestione. Oggi il quadro normativo è complesso, intricato e non agevole e ciò lascia spazio a strumentalizzazioni di tutti i tipi, soprattutto con un governo che assume quale sommo elemento di regolazione solo il mercato. Credo che potremo arrivare ad una semplificazione normativa soltanto se ci saremo chiariti su quale modello di società vogliamo. La Regione Emilia-Romagna farà la sua parte.

Ebbene, di tutto questo si occupa l’ARCI e di molto di più.

Oggi occuparsi di promozione culturale è assai arduo a tutti i livelli. Le risorse calano e si perde di vista l’importanza di investire nei beni immateriali, come la cultura appunto. INVESTIRE nella CULTURA è investire nella conoscenza e nel sapere come forma di emancipazione, di maturità, di consapevolezza per raggiungere un’armonia valoriale, un equilibrio nella crescita anche interiore dell’individuo e nel più complessivo sviluppo comunitario.

Ritengo dunque che sia importante sottolineare e rilanciare queste peculiari caratteristiche, che i numeri ci dicono coinvolgere tantissime persone in particolare giovani, per evitare che il momento di crisi economica che stiamo vivendo penalizzi e mortifichi la cultura e veda le associazioni come meri soggetti “concorrenti” nel mercato per le attività che svolgono. Le attività sono uno strumento, un mezzo per raggiungere i fini associativi, non il fine ultimo. Una forte regia pubblica deve tenere insieme il profitto e la circolarità delle risorse umane e valoriali, attraverso la partecipazione spontanea e organizzata di tanti soggetti.

La Regione Emilia-Romagna ritiene preziosa l’assunzione di una condivisione larga di responsabilità verso le condizioni del vivere di chi ci è accanto, perché solo una società dove gli individui sanno prendersi cura gli uni degli altri è una società che può ambire davvero alla “felicità”.

Roberta Mori”