“Il cancro delle mafie indebolisce la democrazia, nega il merito, favorisce le clientele e ruba il futuro ai giovani. Con la nuova legge per la prevenzione del crimine organizzato e mafioso la Regione Emilia-Romagna interpreta il federalismo in modo autentico, ovvero si assume il proprio pezzo di responsabilità. Per sconfiggere il radicamento delle mafie devono contribuire tutti i livelli istituzionali, in particolare lo Stato, che deve assicurare risorse alle forze di polizia e sostegno alla giustizia, collaborazione e vicinanza alle Comunità locali. Questo viene disatteso da un Governo che strizza l’occhio agli evasori, taglia i fondi ai Tribunali e attacca la Magistratura. Senza pretendere di dare facili ricette, ritengo che il contrasto alle mafie si affronti investendo sulla cultura del rispetto delle regole, sulle competenze investigative e giudiziarie che magistrati e forze dell’ordine hanno maturato, sull’impegno delle istituzioni, delle associazioni e dei singoli cittadini.
Spicca nel contesto regionale l’impegno corale di Prefettura, Provincia e Comuni di Reggio Emilia nel costruire e condividere strumenti sempre più efficaci nella lotta al crimine organizzato e alle mafie. E in diverse occasioni i nostri enti locali sopperiscono ad assenze dello Stato, realizzando strutture per le forze dell’ordine e sostenendo sicurezza e prevenzione.
Come ha affermato il Procuratore Generale di Bologna dott. Alfonso, “la regione Emilia-Romagna non è terra di mafia, ma di appetiti mafiosi”. Con la legge approvata oggi si afferma con forza l’identità profonda del nostro territorio, che rifiuta di essere depredato dei propri valori di giustizia e libertà, della propria ricchezza costruita con l’impegno onesto e il sacrificio di tanti.”