Bologna, 27 aprile 2011. Oggi la Giunta regionale ha informato l’Assemblea in merito all’ accoglienza che la Regione Emilia-Romagna sta garantendo ai profughi nordafricani, ad ora poco più di duecento persone che sono ospitate in strutture idonee grazie al coordinamento della protezione civile e alla collaborazione di enti locali e volontariato. Al di là del contributo che la nostra Regione offre al pari delle altre, è d’obbligo una breve riflessione politica.
Il senso di ciò che è accaduto a Lampedusa si inscrive in un quadro europeo e mondiale in profonda e veloce mutazione. L’orizzonte di speranza che rappresentano le democrazie europee ed occidentali per tanti popoli oppressi, ci consegna una grande responsabilità, che richiede a sua volta lungimiranza e strategia politica di lungo periodo. Le persone che arrivano qui indebitano se stessi e le loro famiglie per molti anni, alla ricerca chi di salvezza, chi di riscatto e libertà. Meritano rispetto e un atteggiamento quanto meno civile da parte di uno Stato di diritto.
Il governo italiano non ha dato bella prova di sé in nessuna fase di questa crisi. Basti dire che già il 13 febbraio scorso il Ministro Maroni aveva annunciato l’arrivo di migliaia di migranti a Lampedusa, ma bisogna aspettare lo show di Berlusconi del 30 marzo per cominciare a vedere qualche azione incisiva e il progressivo trasferimento delle persone in altre strutture e zone d’Italia. Nel frattempo la situazione sull’isola era diventata insostenibile. Tutto secondo un copione teatrale che doveva rendere drammatica e inaccettabile la questione immigrazione, nonché dare un’immagine ostile dell’Europa agli occhi degli italiani. Dell’Europa questo governo si accorge sempre tardi e solo per tentare di delegittimarla.
E’ evidente che problematiche così complesse vanno affrontate con politiche tempestive improntate alla collaborazione. Le Regioni hanno fatto la loro parte senza tanto rumore appena ne hanno avuto la possibilità. Il governo nazionale al contrario, succube di una visione oscurantista che è egemone al suo interno, ha dato segnali ambivalenti, contraddittori, inefficaci.
Ebbene, credo che la storia e la cronaca siano lì a indicarci il fallimento di un’idea del mondo: quella per cui è vincente la società dove ciascuno pensa solo per sé. Un’idea falsa perché alimentata dalla paura e non da quei valori positivi di rispetto della dignità umana e di sviluppo equo che da sempre hanno dimostrato di essere gli unici veicoli di progresso.
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