Castelnovo ne’ Monti, 25 aprile 2011.

66a Festa della Liberazione sulla montagna reggiana, fra i luoghi che soffrirono l’occupazione nazifascista e vissero la lotta di Resistenza… fino al 25 aprile 1945!

leggi la Celebrazione ufficiale della consigliera regionale Roberta Mori.

Ringraziando per l’invito a celebrare il 66mo anniversario della Liberazione, che per me è davvero un onore, porgo un saluto riconoscente al Comune di Castelnovo né Monti ed al Sindaco Marconi, alle Associazioni partigiane, combattentistiche e dei deportati, alla Comunità Montana dell’Appennino Reggiano ed all’Unione dei Comuni dell’Alto Appennino Reggiano.

Porgo un saluto altrettanto deferente ai cittadini ed alle cittadine presenti.

Inizierei questo mio modesto contributo alla memoria di un anniversario così glorioso come il 25 aprile, interrogandoci.

Perché servono ancora parole pubbliche per celebrare momenti storici così importanti? Perché è necessario ancora oggi rinnovare il tributo alla Resistenza come elemento fondativo della nostra democrazia costituzionale? Perché è indispensabile custodire, alimentare, diffondere anche oggi i valori ed i principi ispiratori che diedero vita alla Resistenza quali l’antifascismo, la libertà, la democrazia, la giustizia, la solidarietà, come la partecipazione, l’unità, la speranza? Perché è ancora necessario?

Perché nulla è acquisito per sempre.

Perché la nostra è una democrazia giovane, la nostra è una storia unitaria recente ancora tutta da nutrire, da riaffermare.

Perché le parole pubbliche rinnovano la memoria collettiva, rafforzano le radici dell’identità di un popolo senza le quali non vi è futuro certo, non vi è orizzonte.

Perché siamo orgogliosi di appartenere a questa storia “resistente e antifascista”e di perpetuarne valori e ispirazioni.

Perché l’antifascismo rimane oggi per l’Italia e per l’Europa un punto di riferimento fondamentale. L’antifascismo è la vittoria contro la negazione di libertà e di democrazia imposta da un regime totalitario, non è «cosa di parte», ma un valore di tutti gli italiani, da difendere e da trasmettere di generazione in generazione.

La Resistenza fu guerra di liberazione, liquidazione del fascismo e costituzione di una democrazia repubblicana e lo fu attraverso i suoi atti militari, atti politici, anche attraverso atti civili. Ecco perché ogni gesto, ogni contributo narrato, ricordato, costituisce un tassello di democrazia, un esempio per i giovani e per noi tutti.

Ricordiamo oggi dunque la Resistenza e la lotta che ha portato alla Liberazione del 25 aprile 1945, gli avvenimenti che segnarono nel nostro paese la sconfitta della dittatura fascista e della occupazione nazista, restituendoci la dignità e la speranza. Ricordiamo oggi la vittoria della Repubblica e l’elezione di una Assemblea Costituente che disegnerà i caratteri fondamentali e sempre vivi della nostra democrazia. Un percorso di lotta cruenta e dolorosa, un percorso di coraggio e orgoglio, di tensione ideale che ha camminato sulle gambe di tanti uomini e tante donne conducendoci fino a qui dove alle gesta eroiche dei partigiani con il loro sacrificio, si alternarono gli eccidi di massa di inermi civili, martiri della follia nazista.

Anche Castelnovo ne’ Monti e i territori di questa parte di Appennino custodiscono fatti indelebili nella memoria collettiva della Resistenza e in quella individuale delle persone.

L’episodio di Gombio del 3-4 aprile 1944, quando il villaggio fu rastrellato da unità della Divisione Hermann Goering che uccisero 3 persone, radunando le altre per fucilarle e bruciare le case. La situazione fu salvata dall’intervento di 2 donne tedesche, ma ivi residenti, che garantirono ai militari l’estraneità del villaggio alle azioni partigiane (di cui tra l’altro un cippo commemorativo è stato inaugurato poche settimane fa).

Il bombardamento del 5 luglio 1944 da parte di aerei alleati che nel tentativo di colpire il comando tedesco, colpirono case e anche l’ospedale, l’unico della montagna.

Le deportazioni civili avvenute nell’ottobre del 1944 a seguito di un rastrellamento tedesco di un centinaio di uomini, che dopo essere stati concentrati nel teatro di Castelnovo furono avviati in Germania.

La rappresaglia compiuta da truppe germaniche tra il 29 e 30 settembre 1944 a Roncroffio, uccidendo quattro civili e incendiando alcune case dopo averle saccheggiate.

E poi l’eccidio di 9 partigiani, catturati, torturati e uccisi nelle prime ore dell’8 gennaio 1945 da truppe tedesche in rastrellamento che sorpresero a Gatta un corpo di guardia partigiana, altri 2 partigiani verranno poi fucilati a Ciano.

E’ sempre grande emozione, anche a distanza di 66 anni, ricordare la storia di tante vite spezzate, il sacrificio di una generazione, che quasi possiamo toccare.

Ci accorgiamo nell’evocare questi episodi che tutto questo non è semplicemente un passato dietro le nostre spalle, ma è accanto a noi nelle scelte di oggi e davanti a noi come guida per il domani. Ma vado oltre. Se dimenticassimo chi porta la responsabilità storica e morale di quel sacrificio, sarebbe come colpire due volte chi stiamo ricordando, le loro famiglie, i loro discendenti; e sarebbe far del male a noi stessi, smarrire i valori di cui abbiamo bisogno, colpire al cuore la nostra libertà.

Ecco perché sono orgogliosa di aver partecipato in rappresentanza della Regione Emilia-Romagna lo scorso 18 aprile 2011 presso il Tribunale Militare di Verona al processo penale contro gli ex soldati nazisti della Divisione Hermann Goering colpevoli di stragi di civili, in particolare quella di Cervarolo di Villa Minozzo.

La Regione insieme alle altre Istituzioni coinvolte si è costituita parte civile perché la barbara uccisione di tanti giovani, donne e bambini in quella circostanza come in tante altre, ha rappresentato la evidente e scientifica volontà di quei militari nazisti di uccidere il futuro delle nostre comunità. Una ferita profonda e ancora aperta nella memoria individuale e collettiva, che la Regione vuole onorare contribuendo ad accertare la verità storica e rappresentare quelle esigenze di giustizia che devono essere soddisfatte, sia per impedire il ripetersi di simili orrori sia per una reale e duratura pacificazione tra i popoli.

L’eredità morale e spirituale della Resistenza, della lotta per la liberazione d’Italia vive nella Costituzione, Carta fondante della Repubblica e dell’identità nazionale, entrata in vigore il 1 gennaio 1948. Abbiamo appena celebrato il 150mo anniversario dell’Unità d’Italia, iniziando le celebrazioni proprio a Reggio Emilia dove il 7 gennaio 1797 è nato il Tricolore, e lo abbiamo fatto alla presenza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, al quale forte si leva il nostro accorato ringraziamento per l’equilibrio, l’autorevolezza, la statura e la forza con cui svolge in ogni circostanza il proprio ruolo di garante della Costituzione e di rappresentante dell’unità nazionale. Grazie Presidente!!! E grazie ai nostri padri ed alle nostre madri costituenti, tra cui Reggio Emilia può essere orgogliosa di annoverare figure come Giuseppe Dossetti, Nilde Iotti e Meuccio Ruini.

Grazie per l’impegno che è anche una promessa … Mai più la shoah, mai più distruzione, mai più ideologie feroci e disumane, mai più fascismo, che non è un’opinione … ma è un reato. Non sembri una sottolineatura marginale, poiché alcuni parlamentari dell’attuale maggioranza hanno rilanciato pochi giorni fa la proposta di abrogare la Disposizione transitoria della Costituzione che vieta la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del partito fascista. Una provocazione inaccettabile, che tutte le forze democratiche di questo Paese hanno il dovere di respingere con sdegno.

Eppure, in questo momento così complesso e difficile dal punto di vista economico e sociale, dal punto di vista delle tensioni del contesto internazionale, siamo costretti ad occuparci come cittadini ed istituzioni di un’agenda politica surreale: il nucleare si e poi invece no, il fotovoltaico si e poi invece si tolgono gli incentivi dall’oggi al domani, ancora un tentativo di modifica dell’art. 1 della Costituzione, il processo breve ovvero l’impunità facile soprattutto per i più facoltosi, attacchi alla magistratura accusata di essere un covo di brigatisti, le politiche d’immigrazione gestite con l’improvvisazione e la solitudine di chi ha perso la propria credibilità di fronte all’Europa e al mondo.

Insomma, una situazione politico-istituzionale veramente critica, una deriva etica che ci richiama al massimo della responsabilità e del coraggio di tutti e di ciascuno. Non abbassiamo lo sguardo di fronte al prepotente, all’ingiusto, al mistificatore. Non lasciamo correre battute insolenti, cattiverie gratuite, calunnie grossolane.

INDIGNAMOCI! … perché abbiamo una coscienza

INDIGNAMOCI! … perché abbiamo un onore

INDIGNAMOCI! … perché abbiamo una storia

INDIGNAMOCI! … perché rivogliamo un futuro

Uno dei modi per desensibilizzare un popolo al bisogno di democrazia è impoverire la scuola, sottraendone i mezzi finanziari necessari per compiere quel lavoro fondamentale che è l’educazione dei giovani. Non permettiamo che questo accada.

Il Paese deve invece pretendere in nome di chi ha combattuto per la nostra libertà ed in nome di noi tutti di rimettere al centro la persona ed i suoi bisogni, che diventano diritti in un Paese civile e che insieme ai doveri costituiscono il tessuto di una pacifica convivenza.

Dobbiamo attuare politiche di maggior eguaglianza sociale, con una redistribuzione più equa delle ricchezze. Dobbiamo salvaguardare l’occupazione, valorizzare il lavoro come l’unico vero strumento di riscatto e di dignità per tutti, ma soprattutto per i giovani. Dobbiamo pretendere legalità e giustizia per tutti, nessuno è al di sopra della legge e le mafie sono un cancro della società da debellare con tutta la nostra forza di cittadini onesti. Dobbiamo puntare sull’ambiente e sull’economia verde per riqualificare le produzioni industriali e cancellare il delirio di un nucleare insicuro e potenzialmente distruttivo. Dobbiamo considerare salute e istruzione valori universali, che non sono solo un costo, ma una leva per lo sviluppo e per la competitività. E insieme a tutto questo dobbiamo volere la piena attuazione della Costituzione, con competenze chiare e risorse certe tra i diversi livelli istituzionali Stato, Regioni, Province e Comuni e con la separazione dei poteri esecutivo, legislativo e giudiziario che sono alla base della nostra Repubblica democratica e costituzionale. Mai è infatti scongiurato il pericolo di passare da un “totalitarismo aperto e confessato” come quello fascista ad un “totalitarismo subdolo, indiretto e torbido” che impoverisce la scuola pubblica e vuole controllare i libri di storia … così diceva Piero Calamandrei al 3° Congresso in Difesa della Scuola Nazionale pronunciate a Roma l’11 febbraio 1950. Parole quasi profetiche.

Per combattere questa deriva dobbiamo partecipare, fare sentire la nostra voce, in ogni occasione di confronto politico elettorale o referendario, benché stiano facendo di tutto per togliere la voce ai cittadini. Bisogna combattere l’apatia, l’indifferenza, l’antipolitica, la banalizzazione, il disimpegno, la sfiducia e anche la disperazione di chi si sente solo e senza aiuto. Bisogna farlo per chi c’era prima e per chi ci sarà dopo di noi, bisogna farlo per restituire alla Politica la sua funzione alta, al servizio dell’interesse pubblico, del bene comune, della crescita umana e sociale dei popoli. Sappiamo quanto ce ne sia bisogno, in un presente che vede riaffiorare quotidianamente l’intolleranza, il rifiuto delle diversità, la violenza xenofoba, la violazione dei diritti umani in tante parti del mondo.

Dobbiamo essere uniti. Partecipare ad un nuovo percorso e ad una nuova stagione di diritti, con l’orizzonte europeo e globale che il nostro tempo ci richiede. Contribuire, ognuno di noi, a partire da chi ha una responsabilità pubblica ma con il concorso di tutte le persone democratiche, a ridare senso e sostanza alla progettualità politica, a ritrovare la dignità che la lotta di Liberazione ci ha consegnato.

Sono convinta che questo avverrà. La politica sarà capace di recuperare forza e credibilità per far sperare in un’Italia e in un mondo migliore. Per farci sentire Italiani e ancora e sempre “Resistenti”.

Ed è proprio su questo sostantivo “Resistenti” che mi permetto di inviare un pensiero da qui a tutti coloro che nel mondo stanno combattendo per difendere i diritti dei più deboli e degli oppressi, ma in particolare permettetemi di mandare un pensiero ai 300 tecnici e ingegneri che dall’11 marzo stanno cercando di evitare un disastro nucleare di proporzioni spaventosi a Fukushima, a rischio della loro stessa vita per la vita di tanti altri loro concittadini.

Allora dobbiamo ricordare, sottoscrivere e menzionare, le parole di Piero Calamandrei: “Ora e sempre Resistenza. Ora e sempre i valori della Resistenza. E ciò deve essere per tutti un memento e un impegno”. Ricordare vuol dire non morire!

EVVIVA IL 25 APRILE! EVVIVA L’ITALIA!

Grazie. Roberta Mori