Nel 150° dell’Unità d’Italia, l’imminente Festa dell’8 marzo assume un ulteriore e alto valore simbolico. Perché non c’è stata unificazione ieri e non ci sarà unità domani senza le donne.

Non c’è convivenza civile e progresso democratico se le donne non ne sono parte attiva e riconosciuta. Non c’è libertà né pace senza il riconoscimento della diversità come valore e della parità come conquista.

Le straordinarie manifestazioni di piazza di febbraio e la mobilitazione per i diritti in atto in questi giorni ci dimostrano che è il momento di fare uno scatto in avanti, di fare la differenza, di uscire dall’impasse di un Paese tramortito dal berlusconismo.

Riconquistiamo il valore del bene comune, riconquistiamo la dignità perduta.

Le donne e il femminile costituiscono un patrimonio di idee, energie e voglia di partecipazione che va raccolto e valorizzato nella proposta programmatica del Partito Democratico e nell’azione istituzionale, a tutti i livelli.

A conclusione della Conferenza permanente nazionale del 19 febbraio a Roma il Segretario Bersani ha lanciato un messaggio forte e inequivocabile:

“Le donne devono stare nei luoghi di decisione, nella vita pubblica e nell’economia … Dobbiamo pretendere che anche il governo nazionale sia composto per metà da uomini e metà da donne. Noi come Pd assumeremo questo impegno, porteremo avanti questa battaglia.”

Ebbene questo impegno va perseguito concretamente da chiunque si trovi in una posizione in cui poter contare, decidere o condizionare le decisioni.

Il Partito Democratico della Regione Emilia-Romagna, più che in altre Regioni ha la responsabilità di attuare “dal basso” la democrazia paritaria, perché ha una classe dirigente diffusa e radicata sul territorio e perché tanti sono gli eletti e rappresentanti istituzionali che possono provocare il cambiamento.

La valorizzazione della qualità dell’apporto delle donne nella vita politica e pubblica non è indipendente dalla quantità della loro presenza. La regola della “massa critica” indica in generale la necessità di raggiungere quella soglia quantitativa minima oltre la quale si ottiene un mutamento “qualitativo”, innescandosi il cambiamento come effetto domino, come reazione a catena. La soglia minima, la nostra soglia minima per produrre il cambiamento è la metà, il 50% di questo mondo ci appartiene profondamente e noi lo pretendiamo.

Ecco, dunque, la necessità di imprimere con tenacia e determinazione una forte accelerazione all’adeguamento degli strumenti di rappresentanza, e ciò non significa prescindere dal merito o volere delle scorciatoie o volere solo posti, significa tenere insieme l’empowerment femminile e l’uguaglianza sostanziale strategica per costruire il cambiamento.

Vi sono, come sappiamo bene, due azioni politiche che noi dobbiamo portare avanti congiuntamente per realizzare questo obiettivo. Due filoni di iniziativa che si intrecciano e che attengono tanto alla libertà e ai diritti di ognuna, quanto al ruolo pubblico delle donne nella vita democratica del nostro Paese: la “democrazia paritaria” e la piena cittadinanza sociale.

E’ ormai prossima l’istituzione della Commissione regionale “per la promozione di condizioni di piena parità tra donne e uomini” che costituirà, in stretta sinergia con l’assessorato alle pari opportunità della Regione, una base solida per elaborare un potenziamento delle politiche di genere ad ogni livello.

La Regione Emilia-Romagna con lo Statuto del 2005 ha recepito l’esigenza di norme antidiscriminatorie, ma altre esperienze dimostrano la possibilità di andare oltre i principi. Emblematica ed esemplificativa è la nuova legge elettorale della Regione Campania che ha introdotto nell’ordinamento regionale una vera e propria azione positiva gender based.

Ovvero che:

o in ogni lista nessuno dei due sessi può essere rappresentato in misura superiore ai 2/3 dei candidati;

o deve essere assicurata la presenza paritaria di candidati di entrambi i generi nei programmi di comunicazione politica;

o nel caso di espressione di due preferenze nella lista, una deve riguardare un candidato di genere maschile e l’altra un candidato di genere femminile, pena la non validità della seconda preferenza.

La Corte Costituzionale, con la sentenza del 15 gennaio 2010, ha dichiarato infondata la questione di legittimità costituzionale sollevata dalla Presidenza del Consiglio dei ministri (come poteva essere diversamente?). La legittimità della doppia preferenza di genere si fonda su due norme costituzionali (artt. 51 e 117 comma 7) promuoventi un riequilibrio della rappresentanza politica rispettosa del principio di uguaglianza fra i generi.

Infatti, ciò che conta in termini di giustizia non è tanto il superamento della contingente sotto-rappresentanza femminile, quanto la promozione, garantita da copertura costituzionale, di un meccanismo re-distributivo delle possibilità di accesso per tutti al sistema di decisione politica che determini una partecipazione e così anche una realizzazione della rappresentanza politica, sostanzialmente e non solo formalmente, rispettosa del principio di uguaglianza tra i generi.

Nel solco di questo importante precedente e delle modifiche statutarie apportate negli ultimi anni nei Comuni del ferrararese, modenese e forlivese, va promosso l’adeguamento degli Statuti di Province e Comuni (anche con popolazione inferiore ai 15.000 abitanti), affinché contengano norme antidiscriminatorie vincolanti volte ad ottenere una rappresentanza paritaria, a partire ad es. dalle scelte di Giunta di competenza del Sindaco; nonché introduzione all’interno di tutti gli Enti Locali di un organismo di parità che possa divenire, di concerto con l’Assessorato competente, il punto di raccordo concreto fra le istanze, i bisogni delle donne e l’azione amministrativa.

Analogo adeguamento dovrà interessare la nostra Regione e i consiglieri regionali del PD dovranno farsene carico, insieme alla riforma della rappresentanza nei Consigli d’Amministrazione degli enti di secondo grado e delle aziende pubbliche regionali.

Sì, perché l’obiettivo della metà governo alle donne va perseguito quotidianamente, in tutti gli ambiti con politiche pubbliche e con responsabilità, una responsabilità di tutti e non solo delle donne. Cominciamo dal piccolo, cominciamo da noi e arriveremo lontano, perché le nostre radici vengono da lontano.

E come ha avuto modo di affermare il Presidente Napolitano “Potremo contare sulle donne di domani, solo se saremo capaci di dare loro quanto meritano”.

Grazie!

Buon 8 marzo a tutte!!!!

Intervento pronunciato a  Reggio Emilia, 5 marzo 2011,
CONFERENZA REGIONALE DONNE DEMOCRATICHE